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05
Mar

I numeri dell’export italiano in Cina

Gli ottimi risultati dell’Italia del vino in Cina non colmano ancora il gap con i competitor

Grandi numeri in Cina per l’Italia del vino, che ha chiuso il 2016 con un vero e proprio record di vendite, con 120,2 milioni di euro ed una crescita del 32,7% sul 2015. Risultati certamente eccellenti, ma che non permettono ancora di coprire le distanze con i competitor, in costante aumento. Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Paesi terzi curato da Business Strategies e Nomisma Wine Monitor, il totale dei rossi Dop italiani venduti nel Paese del Dragone ha un valore dieci volte inferiore alle importazioni del solo Bordeaux francese, che vale 310,6 milioni di euro (+15,9%). A seguire, troviamo la Borgogna con 16 milioni di euro, (+21,4%), e la Rioja a quota 14,2 milioni di euro (+43,4%). Inoltre, per quanto concerne le grandi Regioni italiane, i dati Istat rivelano, per il periodo gennaio novembre, una Toscana in perdita con 9,3 milioni di euro (il 3,3% in meno sullo stesso periodo del 2015). La seguono Veneto e Piemonte, rispettivamente a 4,1 milioni di euro (+44,4%) e a 3,7 milioni di euro (+20,2%).

A detta di Denis Pantini, responsabile di Nomisma-Wine Monitor “la crescita delle importazioni di vino italiano in Cina nel 2016 è rilevante specie sui vini fermi imbottigliati, che segnano un +39,1% sul 2015 e passano da 74,4 milioni a 103,5 milioni di euro (+29,1 milioni di euro). Ma le distanze aumentano anziché diminuire, nonostante l’Italia fissi la miglior performance in termini percentuali tra i Paesi produttori. In valore assoluto infatti la Francia, che domina a 874,3mln di euro, registra nel 2016 una crescita di 92milioni di euro e ancora meglio fa l’Australia, con un incremento di quasi 95 milioni di euro”.

Alle dichiarazioni di Pantini si aggiungono quelle di Silvana Ballotta, ceo di Business Strategies, che si è così espressa: “Auspichiamo che la visita di Stato in Cina del Presidente della Repubblica Mattarella, assieme alla delegazione italiana, possa rivelarsi importante anche nell’ottica delle relazioni commerciali in favore del vino made in Italy. In Cina paghiamo un ritardo importante sulla promozione del nostro prodotto ma risentiamo anche dell’ingresso a dazio zero dei vini cileni e neozelandesi, oltre a quelli dell’Australia, che oggi beneficia di dazi agevolati e che dal 2019 vedrà anch’essa azzerate le barriere commerciali”.

FONTE: vignaecantina.it