Il dipinto diVINO di Simona Stanciu: alla scoperta delle sfumature del Brunello di Montalcino
Buongiorno Simona, come è nata l’idea di dipingere con il vino?
Ho studiato arte in Romania, poi ho dovuto smettere per motivi economici. Mi sono trasferita in Italia e ho iniziato a lavorare per l’azienda agricola “La Fortuna”. Nei primi tempi ho provato a negare il mio lato artistico ma senza risultati, così nel 2011 ho cercato un modo per unire lavoro e passione: ecco come sono nati i miei dipinti con il Brunello.
C’è differenza tra dipingere con il vino rispetto a qualsiasi altra tecnica?
Il Brunello di Montalcino, il vino con il quale dipingo, è visivamente limpido, brillante e nell’asciugarsi le sue tonalità ricordano le vecchie foto color seppia. Non aggiungo alcuna sostanza legante di nessun tipo, nessun pigmento, ma soltanto vino. Simile all’acquarello e all’inchiostro di china, l’esecuzione della tecnica non permette errori, in quanto non possono essere facilmente corretti, dato che il colore del vino è trasparente e non nasconde la stesura sottostante. Il supporto utilizzato è una carta di cotone puro, o comunque con altissime percentuali di cotone, poiché la fibra lunga di questo vegetale non si modifica a contatto con il bagnato ed è un tessuto che riesce ad assorbire bene il vino.
Oltre ai dipinti con il Brunello, cosa realizzi?
Compongo anche i vari packaging delle etichette dei vini: nell’etichetta del Giobi, per esempio, ho pensato di abbinare una traccia e il calco delle mani al fine di significare l’impronta che ognuno lascia nella propria vita. Inoltre, imprimo nella tela delle figure astratte con la tecnica del body painting. La tecnica consiste nell’applicare la vernice sulle mie mani e su varie parti del corpo, quali braccia, gambe, torso, schiena per poi stendermi sulla superficie ed averne così la sagoma, oppure semplicemente tamponarla, creando varie impronte. Non mi servo, quindi, di un solo stile, ma parlerei piuttosto di una commistione di stili in base all’ispirazione artistica.
Il pubblico come reagisce?
Il pubblico sembra apprezzare sia le opere figurative sia quelle non figurative. Ho realizzato varie mostre, la prima, la ricordo bene, ha avuto luogo a Montalcino. In seguito ci sono state altre esposizioni nei dintorni, anche a Firenze durante una presentazione del libro. Ho un mercato di quadri ed è possibile anche acquistarli. Per quanto riguarda, invece, le etichette delle bottiglie di vino, le realizzo solo per “la Fortuna”.
C’è un artista in particolare che potresti definire come una fonte d’ispirazione?
Mi sento molto vicina a Yves Klein e a Jackson Pollock. In particolare il primo, un artista francese, fu precursore della Body Art ed inventò dei modi assolutamente originali di dipingere, utilizzò il corpo come “pennello vivente”. La tecnica del “pennello vivente”, appunto, prevede l’immersione del corpo nel colore per poi stenderlo sulla superficie con il corpo stesso attraverso una serie di movimenti. Celebri le sue “antropometrie”, la tecnica che utilizza, dunque, il corpo come un timbro: una volta steso il colore su una parte di esso, si lascia l’impronta sulla superficie. Alcune modelle si intingevano nel colore per poi stendersi sulla tela, lasciando un’impronta che l’artista definiva “traccia di vita”: esattamente come faccio io.
Cosa significano per te l’arte e il dipingere?
Nelle tele trovo la mia sintesi metafisica degli opposti, l’ordine e il caos, la ragione e il sentimento, la razionalità e la passione. È come un universo la cui profondità è ricondotta all’espressione più elementare. Universi di gocce e schizzi danno vita a sagome femminili, colature, sfumature, creando sia quadri figurativi, sia astratti. L’oggetto primario della mia pittura è la natura, come oggetto di un processo riproduttivo e creativo.
Dipingere significa sperimentare attraverso il linguaggio artistico ciò che mi circonda, ciò che vedo e percepisco, dunque anche me stessa, con il grande privilegio di esprimere liberamente e totalmente la mia fantasia artistica. Fare arte con il proprio corpo è abbracciare l’atto fisico della pittura, rimuovere il confine tra il creatore e l’opera d’arte consente di diventare tutt’uno con essa: la body art mi consente di vivere l’arte.
L’arte diventa una rappresentazione viva, nutrendosi di ogni singola impronta che viene accolta nella sua individualità assoluta e coinvolta in un insieme di più impronte e tracce che creano l’opera.
FONTE: igrandivini.com